• Aprile 19, 2024

Il World Economic Forum spinge il Digital ID System che determinerà l’accesso ai servizi

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Il Digital ID System  propone di monitorare il comportamento online, gli acquisti, la biometria e altro ancora.

Il World Economic Forum (WEF), un’organizzazione internazionale che lavora per “modellare le agende globali, regionali e industriali”, ha recentemente pubblicato la sua ultima proposta distopica: un sistema di identificazione digitale di vasta portata che raccoglierà quanti più dati possibili sugli individui e quindi utilizzerà questi dati per determinare il loro livello di accesso a vari servizi.

Questa proposta di ID digitale è delineata in un rapporto intitolato “Advancing Digital Agency: The Power of Data Intermediaries” e si basa su un quadro di ID digitale che il WEF ha pubblicato in precedenza.

In questo quadro, il WEF propone di raccogliere dati da molti aspetti della “vita quotidiana” delle persone attraverso i loro dispositivi, reti di telecomunicazioni e fornitori di servizi di terze parti.

Il WEF suggerisce che questa dragnet di raccolta dati consentirebbe a un ID digitale di raccogliere dati sul comportamento online delle persone, sulla cronologia degli acquisti, sull’utilizzo della rete, sulla storia creditizia, sulla biometria, sui nomi, sui numeri di identità nazionale, sulla storia medica, sulla storia dei viaggi, sui social accounts, sugli accounts governativi, sui conti bancari, sull’utilizzo di energia, sulle statistiche sanitarie, sull’istruzione e altro ancora.

Una volta che l’ID digitale avrà accesso a questo enorme set di dati altamente personali, il WEF propone di utilizzarlo per decidere se gli utenti sono autorizzati a “possedere e utilizzare dispositivi”, “aprire conti bancari”, “effettuare transazioni finanziarie online”, “condurre transazioni commerciali”, “accedere all’assicurazione, al trattamento”, “prenotare viaggi”, “passare attraverso il controllo delle frontiere tra paesi o regioni”, “accedere a servizi di terze parti che si basano su accessi ai social media, ” “presentare tasse, votare, riscuotere benefici” e altro ancora.

In questo rapporto Advancing Digital Agency: The Power of Data Intermediaries, il WEF posiziona questo quadro di ID digitale come parte della soluzione a un “divario di fiducia nella condivisione dei dati” e osserva che i passaporti vaccinali, che sono stati imposti in tutto il mondo durante la pandemia di COVID-19, “per natura servono come forma di identità digitale“.

Il WEF elogia anche il modo in cui i passaporti vaccinali hanno permesso ai governi di raccogliere dati dalle loro popolazioni senza “preavviso e consenso“:

“A livello collettivo, i dati sui vaccini sono un’incredibile risorsa per la salute pubblica. Il governo del Regno Unito, in particolare, lo ha riconosciuto e ha suggerito che le tecniche di anonimizzazione, pseudonimizzazione e schermatura dei dati potrebbero essere sfruttate in un ambiente controllato per consentire il riutilizzo di tali dati altamente sensibili. In tali casi, la notifica e il consenso non sono richiesti di per sé per il riutilizzo dei dati, ma i processi intermedi a cui sono sottoposti i dati devono essere effettuati in un ambiente controllato in modo che i risultati del set di dati siano resi disponibili piuttosto che i dati stessi. “

Inoltre, il WEF fornisce un esempio specifico di come gli ID digitali potrebbero essere utilizzati per autenticare un utente (utilizzando impronte digitali, una password o una tecnologia di verifica dell’identità) e decidere se concedere loro l’accesso a un prestito bancario giudicando il loro profilo (che può includere la loro biometria, nome e numero di identità nazionale) e la cronologia (che può includere il loro credito, cronologia degli acquisti medici e online).

Il WEF continua suggerendo che gli ID digitali “consentiranno la selezione delle preferenze e la creazione di determinate scelte in anticipo” e alla fine apriranno la strada a “processi decisionali automatizzati” in cui un “assistente digitale di fiducia” “automatizza le autorizzazioni per le persone e gestisce efficacemente i loro dati attraverso diversi servizi” per “superare i limiti di notifica e consenso“.

Questa spinta per un sistema di identificazione digitale invasivo da parte del WEF segue la proposta di altri sistemi di sorveglianza simili come trasformare il battito cardiaco in un ID digitale. Durante la pandemia, il WEF ha costantemente sostenuto i passaporti vaccinali e l’ID digitale.

Al di là di queste proposte specifiche, il WEF è famigerato per le sue agende globaliste e transumaniste come il “Great Reset” (che propone che le persone “non posseggano nulla” e “siano felici”) e la “Quarta Rivoluzione Industriale” (che, secondo il fondatore e presidente del WEF Klaus Schwab, porterà a “una fusione delle nostre identità fisiche, digitali e biologiche”).

I governi e le aziende private stanno adottando sempre più gli ID digitali. Alcuni governi stanno già spingendo una soluzione simile: app in stile credito sociale che monitorano il comportamento dei cittadini e li premiano per l’impegno in azioni approvate dallo stato.

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