• Ottobre 8, 2024

Morto nel sonno a 20 anni, il nonno di Massimiliano: «È stato un malore, mio nipote non si drogava»

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PADOVA – «Massimiliano era stato male qualche giorno fa, stava assumendo delle medicine. Secondo noi ha avuto un malore mentre dormiva, magari un vaso sanguigno ostruito. Ma la droga no. Mio nipote non si drogava». Lo assicura il nonno di Massimiliano Segala, Luciano, con la voce ridotta a un sospiro e le lacrime che non smettono di rigargli il volto. “Vivo per i miei nipoti” spiega l’anziano, ex amministratore di condominio, ai suoi amici su Facebook. Ora invece deve fare i conti con un dolore straziante e senza consolazione. Senza contare il mistero che tinge di giallo la morte del nipote. Quella frase, in cui riferisce di essersi drogato, e poi i farmaci, sparpagliati sul comodino. L’ombra della droga è la pista principale che la polizia sta seguendo.

«Ero in confidenza con mio nipote, me ne sarei accorto se avesse fatto uso di stupefacenti. Era venuto da me qualche giorno fa ed era bello vispo e sveglio. Uno che si droga non era come mio nipote. L’autopsia ci dirà cos’è successo, ora dobbiamo far fronte a questo dolore che ci strazia il cuore». Il ragazzo che lo ospitava era un amico di lungo corso: «Era un ragazzo vivace e di compagnia. Andava spesso fuori con gli amici, non ci vedo nulla di strano. Ma ripeto: escludo il problema droga. Era lucido e tranquillo, per cui lo escludo. Mi lascia pensare quel problema di salute che ha avuto nei giorni scorsi, magari ha avuto un’occlusione a un vaso sanguigno, non aveva mai avuto magagne prima d’ora era in perfetta forma e senza malattie». 

Nonno Luciano è un fiume in piena e racconta le passioni e le qualità del nipote che amava così tanto. Incredulo che davvero il suo Massimiliano non sia più qui. «Era un bravissimo ragazzo, si era diplomato in una scuola delle Marche proprio quest’anno. Aveva preso 86 ed era uscito con la maturità scientifica, poi aveva la passione per le discoteche e lavorava come Pr a Magazzino46 e Altavoz. Si era iscritto alla scuola paritaria dei Rogazionisti, da dove però cinque mesi prima della fine dell’anno era stato espulso. Era stato trovato con il cellulare, lì sono molto rigidi. Ma alla fine ha finito eccellentemente il suo percorso di studi in questa scuola delle Marche, dove si è diplomato a luglio. Aveva una memoria formidabile, non gli serviva studiare, gli bastava ascoltare le lezioni. Ci ha dato grande soddisfazioni».
«Ogni volta che veniva qui da me, che ci trovavamo, non mancava di dirmi che mi voleva bene. Me lo diceva sempre per farmi capire quanto ci teneva. E anche con suo fratello e i suoi cugini c’era un legame molto profondo. Come possa essere accaduta una cosa così tremenda a un ragazzo come lui è una domanda a cui non riesco a trovare una risposta. Io e mio figlio Paolo non riusciamo a farcene una ragione, siamo distrutti».

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