Migliaia di pubblicazioni scientifiche e casi clinici peer-reviewed da consultare
“La terza dose è stata autorizzata in sintonia con Ema prima di tutto per gli immunocompromessi. Le altre categorie autorizzate sono gli over-80, i residenti nelle Rsa, il personale sanitario, gli over60 e i fragili di ogni età. Valuteremo la terza dose eventualmente anche per altre categorie che oggi sono fuori. Ad oggi sono state somministrate oltre 700mila terze dosi”.
Lo ha affermato il ministro della Salute, Roberto Speranza rispondendo al question time alla Camera.
La direzione sembra ormai essere chiara, in arrivo la terza dose per tutti, ma la priorità a quanto pare sarà data al personale scolastico.
E’ di ieri l’appello della UIL scuola: “È una priorità. Operano a stretto contatto con studenti non vaccinati”
“Tra le molte categorie di lavoratori interessate alla terza dose di vaccinazione crediamo debbano rientrare gli insegnanti, che sono stati tra i primi ad essere vaccinati con Astrazeneca. Gli insegnanti operano a diretto contatto con i ragazzi prevalentemente non vaccinati e quindi necessitano di essere ricompresi tra le priorità“., dicono Domenico Proietti, segretario confederale Uil, e Pino Turi, segretario generale Uil Scuola.
Un’altra novità giunge dal sottosegretario alla salute e riguarda lo strumento più discusso del momento, il green pass.
Sull’obbligo di green pass il ministro della Salute Roberto Speranza, ribadisce che non è stata presa alcuna decisione al momento ma si valuterà «passo dopo passo» quando toglierlo visto che «il green pass in Italia è uno strumento che rende più sicuri i luoghi dove si utilizza e ha un effetto incentivante sulle vaccinazioni. Avremo tutto il tempo di monitorarlo».
Si sbilancia il sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri. «Credo che sarà l’ultima cosa che andrà tolta», afferma il sottosegretario che insiste per la linea delle aperture graduali che fino ad ora si è dimostrata la più efficace, come ribadito anche dal premier Mario Draghi nel suo discorso alle Camere due giorni fa, soprattutto nel paragone con altri paesi come il Regno Unito che hanno abbandonato qualsiasi misura precauzionale. Il green pass dunque dovrebbe restare almeno fino a primavera, in modo da «blindare» la stagione invernale quando si sovrapporranno i casi di influenza stagionale.
«Le discoteche non sono ancora aperte al 100%, così come gli stadi. Prima guadagniamo altri pezzi di libertà e guardiamo che succede, poi togliamo la mascherina e vediamo che succede, poi potremo anche pensare di togliere il green pass, ma non oggi, bisogna procedere con gradualità», insiste Sileri che poi è tornato anche sulla questione della terza dose.
La valutazione sulla platea alla quale andrà somministrata, dopo ovviamente gli immunodepressi e tutti gli over 60, per Sileri va fatta nel tempo. «E’ verosimile che dovranno farlo tutti la scienza ci dirà se e quando». Al green pass è stata attribuita la durata di un anno nell’ottica di una protezione immunitaria offerta dal vaccino per questo periodo.
Insomma sarà difficile per chi non vuole vaccinarsi riuscire ad affrontare tutto l’inverno a colpi di tampone ogni due giorni o, peggio, di certificati di malattia per evitare di andare al lavoro che ogni giorno registrano un nuovo record.
La prima restrizione a cadere tra quelle ancora in essere sarà il sistema dei colori conseguenti al livello di rischio (bianco, giallo, arancione e rosso) varato il 6 novembre 2020. Un sistema che forse abbiamo dimenticato perché in effetti dalla fine di giugno con l’ eccezione della Sicilia, zona gialla per quasi un mese da fine agosto, tutta l’Italia è stata bianca con distanziamento e obbligo di mascherina al chiuso. Il sistema potrebbe essere archiviato all’inizio del prossimo anno, sempre se l’epidemia resta sotto controllo. Che cosa significa sotto controllo? Le strutture sanitarie non devono tornare sotto pressione; il numero dei nuovi contagi non deve superare i 50 positivi per 100mila abitanti.