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Erano circa le 20, di ieri sera, quando Italo Di Nenno, 60 anni, noto imprenditore di Lanciano (Chieti) è stato trovato morto dalla moglie, Antonella Colantonio, sul posto di lavoro.Â
L’azienda, “Di Nenno Gomme”, si trova lungo la variante 84 Frentana, nella zona industriale di Lanciano.
Lei ha provato a chiamarlo, a svegliarlo, ma l’uomo era esanime. Non respirava più. E’ stato chiamato il 118 e sono arrivati i soccorritori con l’ambulanza, ma per l’uomo non c’era più niente da fare.
Sono stati allertati, successivamente, anche i carabinieri, che sono intervenuti e, dopo aver ascoltato i familiari, hanno poi rimesso un’informativa alla magistratura.
La moglie, sia ai sanitari che ai militari, ha spiegato che il marito, che non aveva alcun problema di salute, la mattina si era sottoposto al vaccino anti Covid. Aveva ricevuto la terza dose al PalaMasciangelo.
La salma è stata portata all’ospedale di Chieti per l’autopsia. Anche per accertare se c’è correlazione tra l’inoculazione della dose booster e la prematura scomparsa dell’imprenditore, che lascia anche una figlia. La Procura ha aperto un’inchiesta.
“Non aveva nulla – racconta, disperata, la moglie ad Abruzzolive.tv – era sano. Fino alle 19, quando l’ho visto, stava bene, poi non so cosa sia successo. Lui era amico di tutti, sapeva farsi volere bene. Siamo disperati”.
Negli scorsi giorni, la Procura di Bari ha aperto un fascicolo sulla morte di una 56enne di Nardò (Lecce), deceduta il 26 gennaio al Policlinico di Bari, dove era stata trasferita una settimana prima per il peggioramento delle condizioni di salute a seguito – sostiene la famiglia – della somministrazione della dose booster. La donna avrebbe sviluppato sintomi alcuni giorni dopo la terza dose del siero Moderna, che le era stato somministrato il 18 dicembre nell’hub vaccinale di Nardò (le prime due dosi erano state Pfizer).
Secondo quando riportato nella denuncia presentata dalle figlie della donna, subito dopo la somministrazione del vaccino la signora era svenuta all’interno dell’hub. Poi si era ripresa ed era tornata a casa ma nei giorni successivi, oltre agli effetti collaterali più comuni e al mal di testa, le figlie avrebbero notato gli occhi ingialliti. Il medico di base ha suggerito il ricovero, avvenuto il 5 gennaio nell’ospedale Vito Fazzi di Lecce. L’aggravamento delle condizioni ha portato il 19 gennaio al trasferimento al Policlinico di Bari con ricovero in rianimazione e decesso avvenuto il 26 gennaio.