• Maggio 1, 2024

Morte dell’editore Alessandro Cocco dopo Johnson&Johnson. Le autorità hanno negato gli effetti trombociti e aggiornato il bugiardino solo ad ottobre

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La famiglia di Alessandro Cocco, fondatore della casa editrice romana di narrativa e poesie Nep Edizioni, si oppone alla richiesta di archiviazione della Procura.

Cocco, morto a Bari il 15 giugno scorso dopo aver ricevuto nell’hub di Alberobello il vaccino Johnson&Johnson, non era a conoscenza di avere un deficit ad una proteina specifica anche perchè i superconsulenti del Ministero e i noti esperti ospiti televisivi hanno sempre sconsigliato esami prevaccinali.

“Con questo atto di opposizione alla richiesta di archiviazione si chiede di verificare se il signor Cocco ha avuto una reazione avversa da vaccino con eventuali responsabilità penali da parte di terzi, anche perché nel bugiardino del farmaco non venivano menzionate quali reazioni avverse i fenomeni di natura trombotica come quello occorso al 54enne deceduto. Il bugiardino è stato aggiornato solo cinque mesi dopo la morte del signor Cocco come da aggiornamento del documento pubblicato da Aifa il primo ottobre 2021. Ho chiesto quindi di sentire la casa produttrice del vaccino Johnson & Johnson, Janssen, e tutti gli operatori medico-sanitari che lo hanno avuto in cura al fine di verificare anche tutte le condotte tenute dai sanitari successivamente alla somministrazione del vaccino”. È Daniele Bocciolini, avvocato romano, a raccontare all’agenzia Dire, per la prima volta, la vicenda di Alessandro Cocco, morto a pochi giorni dalla somministrazione del vaccino contro il Covid ‘Janssen’ di Johnson & Johnson. 

Bocciolini ha raccolto le istanze della famiglia del signor Cocco e ha presentato una denuncia-querela alla Procura competente. L’avvocato che assiste la famiglia del 54enne di Bari morto lo scorso 15 giugno per trombosi, con l’opposizione impugna quanto deciso dai consulenti della Procura di Bari che hanno dichiarato che il vaccino ha “con maggiore probabilità agito come concausa minima” perché “il signor Cocco soffriva di una pregressa artrosi venosa e del deficit della proteina S che però non sapeva di avere”. 

Il pubblico ministero Larissa Catella, su queste basi, ha chiesto l’archiviazione del caso. Ma, come spiega Bocciolini, “in fase di anamnesi, Cocco non era tenuto a specificare l’eventuale presenza di problemi di coagulazione o di altri pregressi eventi di natura trombotica perché, anzitutto come detto anche dalla Ctu della Procura, Cocco non sapeva di avere un deficit di una proteina specifica ma soprattutto al momento in cui ha firmato il consenso informato questo tipo di reazione avversa non era inserita. Il signor Cocco doveva solo dire se era allergico o meno al principio attivo contenuto nel farmaco”.

La cronaca degli avvenimenti dice che in quelle settimane in Italia si era iniziato a parlare di possibili, seppure rari, problemi trombotici. Ema ad aprile aveva evidenziato un possibile legame con casi molto rari di trombi inusuali con basso livello di piastrine. Il ministero della Salute, in una circolare di aggiornamento rispetto alle precedenti indicazioni, raccomanda Johnson&Johnson per gli over 60.

“Lo stesso pubblico ministero di Bari- spiega Bocciolini- scrive nella richiesta di archiviazione che l’evento avverso che aveva colpito Cocco allora non era stato inserito tra i possibili esiti post vaccino, nello specifico la pm riporta che ‘gli effetti avversi di natura trombotica legati al vaccino Janssen sono stati inseriti solo il primo ottobre 2021 dall’Aifa nel bugiardino del farmaco anti Covid’, e ‘nell’allegato al modulo di consenso informato non c’era alcuna informazione al riguardo’- sottolinea l’avvocato– Tanto che la querela della famiglia, presentata da Bocciolini, chiede che sia verificata la concausa, perché “il fondo indennizzi a cui è possibile accedere per danni permanenti o fatali da vaccino per cui è riscontrata una correlazione e che prevede 77mila euro una tantum come indennizzo- spiega Bocciolini- non è una risposta sufficiente per il caso di Cocco. 

Il procedimento risulta iscritto contro ignoti sia per omicidio colposo (art. 589 c.p.) che omicidio colposo in ambito sanitario (art. 589 sexies c.p.): in sostanza ci si chiede se quanto accaduto poteva essere evitato nel caso di Cocco e se sono state seguite tutte le buone prassi mediche con i principi di cautela e perizia- prosegue il legale della famiglia Cocco, che aggiunge- “Ho chiesto quindi di sentire a sommarie informazioni tutti gli operatori sanitari e i medici (anche i dirigenti) delle strutture che hanno avuto in cura il signor Cocco, e chiedo peraltro di ascoltare come persone informate sui fatti anche i referenti Aifa e del ministero della Salute”. 

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