Migliaia di pubblicazioni scientifiche e casi clinici peer-reviewed da consultare
Report tornerà sul caso AstraZeneca domani 22 novembre.
Già il 30 maggio, 24 medici vaccinati di Genova avevano pubblicato, senza ottenere alcuna risposta, una lettera sull’Huffington Post dal titolo “Perché AstraZeneca non è un vaccino per giovani”.
Alcuni giorni dopo, un appello simile viene lanciato dall’Associazione Luca Coscioni.
Tra i firmatari, l’immunologa ed ematologa del San Raffaele dottoressa Anna Rubartelli e la biologa molecolare Valeria Poli dell’Università di Torino affermano che già da fine marzo era evidente che ci potevano essere gravi complicanze come la trombosi più frequenti soprattutto nelle giovani donne dopo il vaccino ad adenovirus.
“Organizzare un open day AstraZeneca ci sembra folle. Per di più i ragazzi avevano una gran voglia di vaccinarsi perché volevano giustamente tornare ad una vira normale” aggiunge la dottoressa Rubartelli.
Anche secondo Valerio De Stefano, professore di ematologia al policlinico Gemelli e vicepresidente Siset (società italiana per lo studio dell’emostasi e delle trombosi), afferma che già il 26 marzo il suo gruppo aveva inviato una newsletter ai soci su come diagnosticare e trattare le trombosi post vaccino.
In Italia si continua ad inoculare AstraZeneca ai giovanissimi fino al decesso di Camilla Canepa.
L’avvocato Angelo Paone conferma che la perizia sul corpo di Camilla Canepa ha confermato l’assenza di malattie pregresse e il nesso di causalità tra vaccino e decesso. La stampa, invece, aveva più volte citato “malattie pregresse” inventando la notizia di sana pianta e colpendo ancora di più la famiglia, come evidenziato da un recente post Facebook della sorella maggiore.