• Aprile 27, 2024

Video-shock del noto calciatore: “A fine 2021 ho avuto una paralisi improvvisa alle gambe. Sindrome di Guillain Barrè con cause inspiegabili”

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Con un video pubblicato sul canale ufficiale della Juventus su Youtube ieri, venerdì 21 luglio, è stata resa nota la drammatica malattia che ha colpito il calciatore 24enne Daouda Peeters.

Di una neuropatia improvvisa aveva già scritto La Gazzetta dello Sport il 5 novembre 2021, ma ora è proprio il calciatore a raccontare quanto successo.

Ho avuto paura di morire” ha raccontato Peeters, che è tornato a correre dopo quasi due anni e da luglio 2023 è stato ceduto in prestito in Serie B al Sudtirol.

“Il momento più brutto della mia vita è venuto fuori dal nulla. Un giorno in allenamento ho iniziato a perdere equilibrio, mi mancavano un po’ le forze mentre correvo e tiravo” ha spiegato Peeters che nell’agosto 2021 era stato ceduto a titolo temporaneo allo Standard Liegi.

Bertrand Vandem Bulck, capo medico Standard Liegi, ha spiegato: “La prima volta che Peeters mi ha parlato delle sue difficoltà ho pensato che si trattasse di un colpo che aveva irritato il nervo sciatico popliteo esterno. Gli esami clinici erano comunque perfetti, ma c’era qualcosa che non andava. Daouda non si lamentava mai. Quindi, se diceva qualcosa, voleva dire che effettivamente c’era qualche cosa”.

“L’ho mandato a fare un’elettromiografia all’ospedale di Liegi. L’elettromiografia di Daouda ha fatto pensare alla sindrome di Guillain-Barré: tocca gli arti inferiori e poi risale. Se fosse arrivata al diaframma, il muscolo della respirazione, Daouda non avrebbe potuto respirare da solo. Tutti i giorni mi chiedevo dove si sarebbe fermata, per fortuna lo ha fatto al livello degli arti inferiori. Non eravamo del tutto rassicurati perché è una malattia grave ma sapevamo che non per forza degenera”.

Da brividi il racconto di Peeters: “Quando sono arrivato all’ospedale ho fatto qualche test. Ho dormito. Il giorno dopo volevo andare in bagno e sono caduto. Ho chiamato il dottore e gli ho detto che non sapevo perché quella mattina non riuscivo più a camminare, che non sentivo più niente. È stato il giorno più brutto perché non c’erano spiegazioni. Ho avuto paura di morire. Ho visto altre persone che erano in ospedale con me morire a distanza di pochi giorni perché la sindrome era arrivata al cuore. Essere sdraiato nel letto e non sentire niente era veramente uno choc perché ero sempre stato sano e da un giorno all’altro tutta la mia vita era cambiata”.

Andrea Marchini, capo dei medici della Juventus Next Generation, ha detto nell’intervista: “La sindrome di Guillain-Barré viene definita una polineuropatia infiammatoria acuta. Quindi, una patologia su base autoimmune che colpisce il  sistema nervoso periferico del paziente. Nell’uno o due per cento dei malati può portare anche alla morte. Quando la sintomatologia è andata via via peggiorando c’è stato il concreto rischio e il concreto timore che lui non tornasse più a camminare”.

Il papà di Peeters ha ricordato quei mesi terribili: “Lo abbiamo visitato diverse volte mentre era in ospedale e ogni volta lo portavamo in giro con la sedia a rotelle. Uscivamo dall’ospedale per stare un po’ fuori, è stato orribile”.

Poi, la luce in fondo al tunnel: “Una mattina mi sono svegliato e per la prima volta ho sentito di nuovo qualche movimento sui piedi. I dottori sono corsi, mi hanno sottoposto e test mi hanno detto che tra il cervello e i piedi c’era di nuovo un po’ di connessione. Per quattro o cinque mesi, ogni giorno, davvero come se fossi un bambino, ho iniziato di nuovo a camminare.Faceva anche molto male perché i muscoli non erano più abituati a camminare ogni giorno. Dopo due, tre mesi mi sono accorto che stavo di nuovo bene che non mi sentivo troppo stanco, che i miei muscoli funzionavano meglio e che la connessione tra cervello e muscoli iniziava a esserci di nuovo”, ha aggiunto Peeters.

Successivamente è stato trasferito in un centro di riabilitazione ad Anversa. La madre di Peeters ha raccontato: “La prima volta che è tornato davvero a camminare lo ricordo molto bene perché stavamo festeggiando il Natale. Daouda è entrato nella stanza camminando. Avevo visto per mesi mio figlio seduto in una carrozzina, è entrato camminando e si è messo a sedere. È stato incredibile. In quel momento ho pensato che sarebbe andato tutto bene. Penso che sia stato il regalo di Natale più bello che potessi desiderare”.

“Per quanto riguarda la carriera calcistica ci avevamo messo una pietra sopra. Non ci saremmo aspettati che avrebbe recuperato così bene ed è stato fortunato a trovare le persone giuste, che l’hanno aiutato a recuperare. La Juve gli ha poi detto di tornare per poter lavorare insieme ed eravamo fidiuciosi. Era un calciatore della Juve e la Juve ci ha sempre dato l’impressione di essere responsabile nei confronti di tutti i suoi calciatori, di fare il massimo per loro. Ora spero che un giorno sia lui a spingere me in carrozzina, accade quando la guardo”.

Andrea Marchini ha, inoltre, sottolineato: “Non sapevo se sarebbe tornato a giocare a livello professionistico, non potevo esserne sicuro. La medicina non ha una risposta a tutto. Circa il 70, 80 per cento dei pazienti torna ad avere una vita normale e un pieno recupero ma all’interno di quell’80 per cento che migliora gli atleti professionisti non sono molti”.

Lieven Maesschalck, fondatore del “Move to Cure” di Anversa che si è occupato della riabilitazione di Peeters, ha raccontato: “Gli ho detto che sarebbe stato difficile. Ci sarebbe stato da lavorare molto. Con molti alti e bassi, ma che con la sua mentalità ce l’avremmo fatta. Sapevamo quali muscoli doveva rafforzare: non solo le gambe, ma tutto il corpo. All’inizio abbiamo lavorato anche sull’aspetto neuro-cognitivo. Con le luci, i suoni, il ritmo. Abbiamo iniziato ad allenarci attivamente. Usavamo la realtà virtuale e nel frattempo abbiamo iniziato a ritrovare la condizione. Controllavamo il peso, l’alimentazione. Abbiamo ripreso a correre, lo abbiamo fatto anche sulla spiaggia e poi, piano piano, siamo tornati in campo. Quando vedeva che faceva progressi riconquistava sempre di più la speranza”.

Matthias Steenwerckx, fisioterapista del centro “Move to Cure” ha aggiunto: “Non riusciva a saltare, non aveva muscoli. Non aveva i quadricipiti. Aveva paura di non poter tornare a giocare a calcio. Non credo ci siano moti calciatori che riuscirebbero a fare quello che ha fatto lui”.

Luca Margaglia, fiosterapista della Juventus Next Gen ha concluso nel video: “Al rientro in Italia, Peeters ha avuto dei momenti in cui momenti in cui migliorava drasticamente ed altri in cui si stabilizzava. Non dico che c’era una regressione ma si stabilizzava molto. Quello che spingeva a non mollare era la grande volontà del ragazzo nell’allenamento, la sua abnegazione e voglia di fare. A novembre, fine dicembre 2022 abbiamo cambiato allenamento apportando delle modifiche. abbinato a tutto ciò che già stava facendo lo ha fatto definitivamente migliorare“.

FONTE

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