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Con un comunicato diramato nel pomeriggio del 20 aprile, a una settimana di distanza dalla conferenza stampa di presentazione del torneo, Wimbledon ha confermato ufficialmente la decisione di escludere dal torneo ogni tennista proveniente da Russia e Bielorussia a causa della guerra in Ucraina.
Una decisione senza precedenti che ha sollevato molte polemiche, naturalmente.
Interrogato in conferenza stampa sulla questione Novak Djokovic ha espresso il suo parere. “Sarò sempre il primo a condannare un conflitto di guerra” ha esordito subito il n. 1 del mondo. “Da figlio della guerra, conosco i tipi di traumi emotivi che lascia una cosa del genere. In Serbia sappiamo tutti cos’è successo nel 1999 e il numero di civili che hanno sofferto con tutte le guerre che ci sono state nei Balcani nella storia recente. Detto questo, non posso sostenere la decisione presa da Wimbledon, penso che sia pazzesco. Gli atleti non sono responsabili di questa guerra. Quando la politica interferisce nello sport, le cose non vanno bene”.
Ancora una volta il campione regala uno schiaffo morale.
La sua linea ricalca quella espressa dall’ATP che in un comunicato ha subito condannato la decisione di Wimbledon. Decisione ancor più grave perché si estende a tutti i tornei sul suolo britannico, dunque anche quelli inclusi nel calendario ATP e WTA. “La discriminazione basata sulla nazionalità costituisce inoltre una violazione del nostro accordo con Wimbledon, che statuisce che ogni giocatore entra nel torneo sulla base esclusiva del ranking” spiega l’associazione dei tennisti professionisti. Già da ora è possibile prevedere le polemiche e lo scontro tra istituzioni, che aumenteranno sempre di più con l’avvicinarsi del torneo ATP 500 del Queen’s e dell’ATP 250 di Eastbourne.