Migliaia di pubblicazioni scientifiche e casi clinici peer-reviewed da consultare
Proteggersi dal Covid gustando un bel caffè baciati dal sole?
Due nuovi studi non solo dimostrano che sia possibile, ma anche molto efficace.
Come si legge in un interessante articolo pubblicato su CHEMIE MANAGER 11/2022, il professor Nikolai Kuhnert e i colleghi della Jacobs University di Brema hanno studiato sperimentalmente l’effetto antivirale del caffè. Hanno “dimostrato in laboratorio che il composto chimico acido 5-caffeoilchinico (acido clorogenico), presente nel caffè, inibisce l’interazione tra la proteina spike della SARS-CoV-2 e il recettore ACE-2, il sito di andoclk per il virus nella cellula umana”.
Il caffè – che viene testato nel laboratorio dell’universitĂ da tazze con una capacitĂ di 200 ml esatti – contiene circa 100 ml di acido clorogenico. La concentrazione è stata sufficientenello studio per impedire ai virus di agganciarsi alle cellule. I chimici raccomandano ora studi epidemiologici per scoprire se i cosumatori di caffè sperimentino statisticamente meno infezioni o malattia da Covid-19.
Finora l’acido clorogenico era conosciuto soprattutto come rimedio contro un IMC troppo elevato, cioè contro il grasso. L’acido clorogenico rallenta il rilascio di glucosio dopo un pasto e supporta il fegato nella scomposizione degli acidi grassi; per questo motivo viene utilizzato nel campo degli integratori alimentari.
L’acido clorogenico è un potente antiossidante naturale che funziona meglio del tè verde o dell’acido ascorbico. Si trova nelle pesche, nelle prugne e nelle patate, ma la fonte migliore sono i chicchi di caffè verde. L’acido clorogenico si trova anche nel caffè tostato, ma oltre il 70% della sostanza viene bruciata e distrutta durante la tostatura.
Vediamo che il caffè è un rimedio multi-efficace. Una tazza di caffè dopo il pasto, come è consuetudine in molti paesi mediterranei, è estremamente utile.
Nel frattempo un altro studio pubblicato su Nature dimostra (ancora una volta) che l’assunzione di vitamina D porti a una riduzione dei tassi di COVID-19 e della mortalitĂ associata a COVID-19.
– L’integrazione di vitamina D durante la pandemia è stata associata a una riduzione significativa del 20% e del 28% dei tassi di COVID-19 confermati in laboratorio per la vitamina D3 e la vitamina D2, rispettivamente.
– La vitamina D3 è stata associata a una diminuzione significativa del 33% della mortalitĂ entro 30 giorni dall’infezione da COVID-19.
Per approfondire: