Migliaia di pubblicazioni scientifiche e casi clinici peer-reviewed da consultare
Caos sulle nuove norme in materia di covid negli ospedali e nelle Asl.
Secondo le Asl il rientro dei sanitari non vaccinati non è automatico dopo il decreto legge n.162 di lunedì 31 ottobre.
«Sa qual è il problema? – racconta il dirigente di un’azienda sanitaria romana – Ipotesi: torna in corsia un medico di 65 anni non vaccinato. Se io lo metto in prima linea e prende il Covid, rischia conseguenze serie. Bene, e se qualcuno poi mi ritiene responsabile?».
Ieri la Regione Emilia-Romagna ha comunicato: «Sarà immediato reintegro del personale amministrativo e degli Oss, mentre per i sanitari sospesi dagli Ordini si attenderà che siano gli Ordini stessi a revocare la sospensione». Secondo Enrico Di Rosa, direttore del Servizio di Igiene e Sanità pubblica della Asl Roma 1, l’impatto dei reintegro dei sanitari non vaccinati sarà molto limitato: «Si parla, su base nazionale, di 4.000 operatori, non saranno neppure lontanamente sufficienti a colmare le lacune che ci possono essere negli organici. Spostano poco».
Per Giovanni Migliore, presidente della Federazione delle aziende sanitarie e ospedaliere italiane (Fiaso) il reintegro dei sanitari non vaccinati «sarà valutato caso per caso rispetto all’assegnazione nei reparti; ciò a tutela sia del medico sia dei pazienti». Continua Migliore: «L’obbligo vaccinale sarebbe comunque decaduto entro due mesi e in una fase nuova dell’epidemia era necessario intervenire per fare chiarezza. Le direzioni sanitarie individueranno i reparti e le situazioni più opportune in cui utilizzare pienamente questi sanitari. C’è anche una responsabilità del datore di lavoro nel proteggere i professionisti da rischi di esposizione al virus».
Il presidente della Federazione nazionale degli ordini dei medici (Fnomceo) Filippo Anelli afferma: «La valutazione dei rischi sarà demandata alle direzioni sanitarie».
Intanto ieri su Facebook il direttore sanitario della Asl di Bari Donato “Danny” Sivo ha scritto: “TORNANO I NO VAX IN CORSIA?
Non mi preoccupa più tanto il rischio infettivo COVID poiché a quasi tre anni oramai più o meno tutti abbiamo avuto a che fare se non con il vaccino certamente con il virus.
Mi preoccupa tantissimo, invece, che persone che non credano ai vaccini possano esercitare la professione sanitaria di medico o infermiere poiché significa che siamo dinnanzi a sciamani e non a professionisti; insomma io da un no vax al massimo mi farei raccontare barzellette ma non impostare una terapia o farmi formulare una diagnosi.
Sul loro ritorno in corsia ricordo che il Governo può togliere l’obbligo ma le norme sulla sicurezza nei luoghi di lavoro impongono la non idoneità per i non vaccinati nei luoghi a rischio; tecnicamente, pertanto, non sono idonei alla mansione anche perché costoro, generalmente, si oppongono a tutte le vaccinazioni che sono indispensabili nei luoghi di lavoro.
Gente che non si cura della propria salute figuriamoci cosa pensa di quella del prossimo. Sarò inflessibile”.