Migliaia di pubblicazioni scientifiche e casi clinici peer-reviewed da consultare
Il Giro d’Italia è ormai ai nastri di partenza. In questi ultimi giorni di attesa, l’elenco dei corridori al via sta subendo diverse modifiche, per lo più a causa di problemi di salute di alcuni degli uomini inizialmente convocati, come riportato da blastingnews.
Tra questi c’è anche l’australiano Chris Harper, che era stato selezionato dalla Jumbo Visma, ma è stato escluso all’ultimo momento in favore di Gijs Leemreize.
Anche le squadre italiane hanno dovuto cambiare in corsa le formazioni già preparate per il Giro. La Bardiani CSF Faizanè non potrà contare su Enrico Battaglin, uno dei suoi uomini di maggior esperienza, già vincitore di tre tappe nella corsa rosa. Il corridore veneto è stato colpito dalla bronchite e al suo posto è stato così inserito il giovane Luca Rastelli, debuttante al Giro.
La Drone Hopper di Gianni Savio ha invece dovuto rinunciare al colombiano Jhonatan Restrepo, il cui posto sarà preso da Filippo Tagliani.
Anche Filippo Conca, giovane talento della Lotto Soudal, ha detto addio a malincuore al Giro d’Italia, che avrebbe dovuto vederlo al debutto. Il 23enne lecchese era risultato positivo alla Covid-19 durante il Giro dei Paesi Baschi. “Sto ancora facendo fatica a rimettermi in forma, nonostante mi sia già negativizzato da alcune settimane” ha dichiarato Conca, che non è nelle condizioni atletiche necessarie a correre il Giro. Al suo posto nella Lotto Soudal al via della corsa rosa sarà presente il belga Harm Vanhoucke.
Il mondo del ciclismo sta vivendo veri e propri drammi di questi tempi, il campione tedesco Jan Ulrich, 48 anni, vincitore del Tour de France nel 1997, di una Vuelta nel 1999, oro olimpico a Sidney 2000 e tre volte campione del mondo nel 1993, 1999 e 2001, ha raccontato a gennaio scorso al quotidiano tedesco Bild di essere stato colpito da un’improvvisa trombosi e valori del sangue alterati.
“Non faccio più uso di droghe e alcool da tre anni. Sto conducendo una vita sana con la mia compagna. Improvvisamente sono stato colpito da una trombosi e avvelenamento del sangue durante un viaggio per il mio compleanno, dichiarò.
Troppi sono ormai i ciclisti malati.
Peter Sagan, tri-campeon del mondo ad aprile ha dichiarato: «Non sto bene, mi sento sempre stanco e adesso bisogna capire il perché», e si è ritirato nel corso della seconda tappa del Circuito de la Sarthe dopo aver saltato per altro anche il Giro delle Fiandre e la Roubaix. “Quello che ci preoccupa è che i ragazzi si ammalano facilmente e, soprattutto, faticano a recuperare” aveva dichiarato il dottor Emilio Magni, responsabile sanitario del Team kazako Astana, la formazione di Vincenzo Nibali, “Ogni squadra di World Tour (la massima serie del ciclismo, ndr) sta raccogliendo i propri dati, ma non nascondo che c’è un continuo e costante feedback con i colleghi. In questo momento, stiamo andando a Torino a fare tre risonanze magnetiche cardiache con mezzo di contrasto, questo per escludere le miocarditi. Cosa le posso dire? È una situazione molto delicata, che merita attenzione e prudenza”.
Una situazione certamente inedita nel mondo del ciclismo.
C’è poi stato un vero boom di ciclisti che si sono ritirati anche dalle note gare a tappe “Tirreno-Adriatico” e “Parigi-Nizza”.
La Parigi Nizza, che era arrivata ieri alla sesta delle otto tappe in programma, è stata falcidiata in questi giorni da un’incredibile sequenza di ritiri. La corsa francese ha dovuto annotare l’abbandono di oltre quaranta corridori, quasi un terzo del gruppo partito domenica scorsa, un numero davvero altissimo e insolito. La tendenza si è accentuata negli ultimi giorni. Alla partenza di Courthezon non si sono presentati in sei, tra cui Jasper Philipsen e Luke Durbridge, e nelle prime fasi di corsa hanno abbandonato altri quattro corridori.
Tra questi ultimi c’era anche Fabio Jakobsen, vincitore di una tappa. Particolarmente curiosa è stata la situazione della Israel Start up Nation, che è rimasta in corsa in questa Parigi Nizza con un solo corridore, il canadese Hugo Houle. Sulla questione si era espresso il dottor De Maeseneer, puntando sulla relazione tra l’uso prolungato delle mascherine e la raffica anomala di ritiri: “Dopo due anni di Covid, un periodo in cui abbiamo indossato a lungo le mascherine, il nostro sistema immunitario si è in qualche modo indebolito. Nel momento in cui passa qualcosa lo prendiamo”.
E sì, lo stiamo notando.