• Aprile 24, 2024

Vaccini under 12. La Pfizer ammette: “Dati limitati sul rischio miocardite nei bambini”

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Come riporta oggi 29 novembre “Il Fatto Quotidiano”, dal Briefing Document di 82 pagine inviato il mese scorso da Pfizer alla FDA, in relazione alla somministrazione del vaccino Comirnaty ai minori di età compresa tra 5 e 11 anni, emergono numerosi dubbi.

Nelle conclusioni sul rapporto rischio-beneficio del vaccino Comirnaty ad uso pediatrico si legge:

“la sicurezza a lungo termine del vaccino Covid-19 nei partecipanti da 5 a 12 anni di età sarà studiato in 5 studi di sicurezza post-autorizzazione, compreso uno studio di follow-up di 5 anni per valutare le sequele a lungo termine di miocardite/pericardite post-vaccinazione. Il numero di partecipanti all’attuale programma di sviluppo clinico è troppo limitato, per rilevare qualsiasi rischio potenziale di miocardite associato alla vaccinazione”.

Negli Stati Uniti, la campagna della vaccinazione covid ad uso pediatrico coinvolge 28 milioni di bambini tra 5 e 11 anni.

A fronte di tassi di ospedalizzazione pediatrici che oscillano da 0% a 2% e dei decessi da 0% a 0.03%, la comunità scientifica è divisa. Secondo l’ultimo sondaggio lanciato dal sito di formazione continua per operatori sanitari, Medscape.com, vi è una significativa esitazione dei medici verso le vaccinazioni covid in ambito pediatrico. In particolare, il 30% di quelli che hanno figli tra i 5 e gli 11 anni ha detto che non vorrebbe farli vaccinare; il 9% era incerto.

In Italia, secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità, gli under 11 deceduti per Covid da inizio pandemia sono 10, e tutti presentavano co-patologie importanti. Manca, invece, un’indagine epidemiologica che indichi quanti siano i bambini già guariti da Covid, mentre negli Stati Uniti, secondo i dati CDC circa il 40% dei bambini 5-11 anni avrebbero già contratto e superato il Covid. Questa valutazione potrebbe essere importante al fine della vaccinazione, come afferma Paolo Gasparini, presidente Sigu (Società Italiana di Genetica Umana): “È opportuno agire come abbiamo sempre fatto per altre malattie virali. Se ci sono anticorpi circolanti non si procede con vaccinazione, ma si segue e si monitora la quantità di anticorpi nel tempo per comprenderne l’andamento. Statisticamente sono rarissimi i casi in cui i bambini che contraggono il Covid manifestano forme acute, altrettanto rari sono i ricoveri”.

Uno dei motivi principali per cui sarebbe opportuno vaccinare i bambini riguarda la possibilità che i piccoli possano essere “riserva” del virus. Vaccinare i più piccoli servirebbe a bloccare i contagi e la circolazione del virus. In Gran Bretagna, alcuni autorevoli ricercatori hanno preso posizione su questo. Sunetra Gupta, epidemiologa di malattie infettive dell’Università di Oxford, e Carl Heneghan, medico di pronto soccorso del National Health Service e professore ad Oxford, hanno scritto: “Vaccinare i bambini può essere un bene per tutti solo se questo riduce i livelli di infezione nella comunità. Tuttavia, mentre i vaccini Covid-19 quasi certamente forniranno una protezione a lungo termine contro gravi malattie e morte, i loro effetti di blocco delle infezioni sono incompleti e molto probabilmente transitori. Non sono sterilizzanti in modo efficace. Ciò significa che in realtà non vi è alcun beneficio collettivo, a fronte di danni individuali ai bambini”.

Un’altra questione aperta è quella secondo cui i bambini sarebbero “super-diffusori”. A questa domanda provano a rispondere due ricercatori. “I bambini si infettano di meno, e sono meno infettivi”: scrivono Saul Faust, docente di immunologia pediatrica e malattie infettive all’Università di Southampton, e Alasdair Munro, ricercatore Malattie infettive pediatriche e membro di The Lancet Covid-19 Commission. I due autori descrivono una raccolta di studi internazionali sui “focolai” familiari: i bambini non erano il caso di innesco del virus nelle famiglie.

FONTE

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